Quando non ci sentiamo degni: la ferita invisibile di chi non riesce a chiedere
- mayam21
- 7 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Ci sono persone — forse come te, forse come me — che fanno fatica a chiedere.
Non perché non sappiano cosa vogliono, ma perché in fondo credono di non meritarlo.
Un aumento, un gesto d’amore, una parola di conforto, perfino un abbraccio.
Ogni richiesta sembra un peso, un’invasione, quasi un furto.
Così ci abituiamo a fare da soli, a dare molto e chiedere poco, a convincerci che basti essere forti e autosufficienti.
Ma dentro, resta un vuoto sottile: quello di chi non si è mai sentito veramente autorizzato a ricevere.
Questa credenza profonda — “non merito” — non nasce da un giorno all’altro.
È un seme piantato molto presto, nell’infanzia.
Spesso da esperienze che, pur senza cattiveria, ci hanno insegnato che il nostro valore era condizionato: valgo se.
Se sono bravo. Se non deludo. Se non do fastidio. Se non chiedo troppo.
Quando da piccoli impariamo che l’amore, l’attenzione o la considerazione arrivano solo a certe condizioni, interiorizziamo un messaggio devastante:
“Per essere amato devo meritarmelo. E se devo meritarmelo, allora non ne sono degno di diritto.”
Nasce così la ferita del non valore, spesso legata alla ferita di rifiuto o di ingiustizia.
Chi porta dentro questa ferita si costruisce un’identità fatta di controllo, perfezionismo e iper-responsabilità.
Si sente invisibile, ma non osa chiedere di essere visto.
Ha bisogno di riconoscimento, ma si vergogna del proprio bisogno.

Questa credenza si infiltra ovunque, anche nei dettagli più quotidiani:
Nella carriera, ci impedisce di chiedere un aumento, una promozione o semplicemente di far valere il nostro contributo. Razionalmente sappiamo di meritarlo, ma emotivamente proviamo disagio all’idea di ricevere.
Nelle relazioni, ci porta a scegliere partner che confermano la nostra mancanza di valore, o a dare troppo nella speranza di essere amati “nonostante tutto”.
Nel rapporto con noi stessi, ci fa sentire in colpa per il riposo, per il piacere, per l’amore che riceviamo.
Nella spiritualità o crescita personale, ci fa vivere il cambiamento come qualcosa da guadagnare, invece che come un ritorno a noi stessi.
In fondo, chi non si sente degno non vive mai in piena abbondanza:
vive in un perenne “quasi”.
Quasi felice, quasi amato, quasi libero.
L’idea che ricevere equivalga a togliere qualcosa a qualcuno nasce da un modello emotivo in cui l’amore non era abbondante, ma scarso.
Un bene da meritare, da conquistare, da proteggere.
Così il bambino impara che per essere “buono” deve chiedere il meno possibile.
Diventa bravo a leggere i bisogni degli altri, ma si disconnette dai propri.
E crescendo, confonde la disponibilità con il valore personale: più do, più valgo.
Ma questa equazione è falsa.
Dare non ci rende degni: siamo degni a prescindere.
Solo che per chi porta questa ferita, sentirlo non basta. Bisogna reimpararlo, con pazienza e tenerezza.

Guarire la ferita del “non merito” non significa convincersi razionalmente del contrario.
Significa riconnettersi con la parte di noi che ha imparato a non chiedere, e offrirle quello che allora non ha ricevuto: ascolto, sicurezza, accoglienza.
Ecco alcuni passi per iniziare:
Riconosci la voce interiore – Ogni volta che pensi “non posso chiedere”, “non è il momento”, “non lo merito”, fermati. Non giudicarti, ma osserva quella voce come un’eco antica, non come una verità.
Distingui il bisogno dal valore – Avere un bisogno non ti rende debole. Ti rende umano. Chiedere non è rubare, è riconoscere che esisti e che hai diritto di ricevere.
Allenati a piccoli passi – Inizia da cose semplici: chiedi aiuto, un parere, uno spazio. Ogni piccola richiesta è un gesto di guarigione.
Circondati di relazioni sane – Stare accanto a chi ti fa sentire visto e accolto senza dover “meritare” ti aiuta a riscrivere il modello interno dell’amore.
Ritrova la tua voce – Esprimere ciò che senti, anche solo a te stesso, è il primo passo per affermare la tua esistenza.
Amare se stessi non è un premio: è un diritto!
Non dobbiamo guadagnarci il diritto di ricevere amore, rispetto o ascolto.
Non è un privilegio: è parte del nostro essere.
Guarire la ferita del “non merito” significa smettere di vivere come debitori della vita.
E cominciare a sentire che possiamo esistere, chiedere, ricevere e amare senza togliere nulla a nessuno.
Perché il valore non si conquista.
Si riconosce.
E quando lo riconosci in te, tutto il resto comincia a fluire.





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